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ANIMALItà fotografie di Silvia Amodio


 MOSTRA FOTOGRAFICA
Dal  05 al 19 ottobre 2003
all’interno della Villa Marazzi nell’Antica Rimessa delle Carrozze
CESANO BOSCONE via Dante 47
Orari: giovedì e venerdì dalle 17 alle 19
sabato e domenica dalle 10.30 alle 12.30
                         e dalle 17 alle 19

Inaugurazione Domenica 05 ottobre 2003 ore 11

Giraffe, zebre, ippopotami vengono fotografati da Silvia Amodio come fossero persone.
Da ogni ritratto emerge una vera e propria “personalità”, i soggetti sembrano collocarsi in una dimensione “altra”, poco animale e quasi un po’ umana.
La carrellata di occhi che ci guardano mette in crisi il nostro antropocentrismo. Un lavoro zooantropologico, dunque, perché riguarda gli animali ma indirettamente anche gli uomini. Ed è proprio attraverso lo strumento fotografico e gli sguardi degli animali che l’artista vuole creare un legame simbolico tra i due mondi.
ANIMALItà, il titolo della mostra, perché dai suoi soggetti Silvia Amodio sembra saper catturare, con la frazione di secondo di uno scatto, la loro anima.
Le fotografie, in bianco e nero, sono stampate su carta da incisione rifacendosi ad antiche tecniche e virate seppia e al selenio. Ne risultano pezzi unici al confine tra pittura e fotografia ma anche, per i loro contenuti, tra filosofia e scienza.

SILVIA AMODIO nasce a Milano il 3 febbraio 1968. Si laurea in filosofia con una tesi, svolta alle Hawaii, sulle competenze linguistiche dei delfini. Collabora come giornalista free-lance con settimanali e mensili (Famiglia Cristiana, Airone, D la Repubblica delle Donne, l’Espresso, Mondo Sommerso, New Age), scrivendo sempre di animali e accompagnando gli articoli con le sue foto.
Ha collaborato per un anno alla rubrica ZOO dell’Espresso.
Negli ultimi tempi la fotografia d’autore è divenuta la sua occupazione principale.
Nel maggio 2000 ha organizzato un convegno interdisciplinare con studiosi provenienti da tutto il mondo sui delfini e la comunicazione, in collaborazione con il  Cnr.
Hanno parlato del suo lavoro varie riviste tra le quali:Photo, Stop, That’s art, New Age,  Repubblica (toscana), l’Espresso, Anna, Arte Mondadori, Specchio…
e  trasmissioni televisive e radiofoniche:Geo e Geo (rai 3), National Geographic Channel, Mediolanum,  tg 3 Toscana, radio svizzera,  rtl e  radio 2. Recentemente ha realizzato un’animazione con la quale partecipa a convegni e festival.

Silvia Amodio Via G. B. Vico, 25   50136 Firenze   347/6209272   055/2341615    nahele@iol.it  www,silviaamodio.com

 

Questo lavoro non è fatto solo con la macchina fotografica, ma anche con l’amore, la passione e tanta pazienza.
Quello che sto facendo ha uno scopo preciso: avvicinare, attraverso lo strumento fotografico, il mondo animale a quello umano. Un lavoro zooantropologico, si potrebbe definire, perché riguarda gli animali ma anche gli uomini. L’intenzione è di indurre le persone a riconoscere, attraverso l’incontro tra gli sguardi, la comunanza di sentire tra l’uomo e gli animali. Suggerire allo spettatore di guardare da una prospettiva diversa che mette in discussione il nostro antropocentrismo E’una sfida sottile che si origina dall’anima, non dalla ragione. Forse sarebbe più semplice osservare immagini crude e di sofferenza per schierarsi dalla parte dei più deboli. Ma non voglio creare turbamento, vorrei piuttosto riuscire ad evocare una sorta di immedesimazione, di affinità, di empatia.
Giraffe, zebre, ippopotami e rettili vengono ritratti come fossero persone. I loro occhi ci guardano, gli sguardi oltrepassano l’obiettivo e arrivano a noi creando un legame simbolico, una continuità tra le due specie.

Ho iniziato ad osservare gli animali fin da bambina, mi piaceva appostarmi in un angolo per ascoltare i loro versi, percepirne gli odori e provare a capire i loro comportamenti. Avrei voluto più di ogni altra cosa al mondo riuscire a parlare con loro, avere un canale telepatico che mi permettesse di decodificare i loro pensieri. Non avevo dubbi: gli animali pensavano e mi parlavano, in qualche modo.
Il mio gioco preferito era sentirmi parte di essi, entrare nei loro corpi, immaginare di muovere la coda, le zampe, le orecchie. Più di tutto mi piaceva chiudere gli occhi, concentrarmi intensamente e pensare di essere un elefante.

Ritrarre gli animali significa per me entrare in sintonia con loro, riuscire a prevederne i comportamenti. Non scatto a ripetizione confidando nella fortuna, preferisco attendere, anche un giorno intero, l’espressione che mi piace. Così il tempo acquista un valore importante, è parte della fotografia stessa, impone la riflessione. E l’attesa assume un significato romantico.

Gli animali che fotografo sono generalmente selvatici, diffidenti per natura: solo dopo essere stata accettata posso scattare una fotografia. E’ un momento magico: click, un semplice gesto crea un ponte, anche solo per una frazione di secondo, ma quell’attimo, grazie alla fotografia, è mio per sempre.
E’ questa la fotografia che amo, o meglio questo modo di fotografare: discreto, non invasivo ma che mi permette al tempo stesso una straordinaria intimità con la natura.

Curo con attenzione l’inquadratura e cerco di osservare bene il mondo dietro al mirino, ciononostante, alcuni dettagli mi sfuggono, ma non fa niente, la fotografia congela la realtà e va oltre: in camera oscura ritrovo quello che ho visto e anche molto di più. Il piede dell’ ippopotamo sembra un fiore disegnato da un bambino, la giraffa sembra sorridere, l’orecchio del rinoceronte ha la forma di una calla. Dentro i loro occhi ritrovo lo sguardo di quand’ero bambina e vedo un mondo pieno di malinconia: la malinconia, non so perché, è parte della mia fotografia, è uno stato d’animo che mi piace, ha un sapore agro-dolce. Si dice che gli occhi siano lo specchio dell’anima.

Credo che ogni animale abbia una propria “personalità”.
Ho quindi cercato di rafforzare questo concetto attraverso una stampa che rendesse le fotografie dei pezzi unici. Utilizzo un antico metodo artigianale: stendo una speciale emulsione su dei fogli da incisione che vengono poi impressionati come normale carta fotografica. In questo modo le opere, grazie alla porosità della carta e alle caratteristiche dell’emulsione, si pongono al confine tra pittura e fotografia. E, per i loro contenuti, anche tra poesia, filosofia e scienza.

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Gabbie e trasportini
Gabbie e trasportini
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Toilettatura e grooming

Innaugurazione 09-05-01

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